Mi occupo di

Consulenza e sostegno psicologico individuale

“Le persone hanno motivazioni e pensieri di cui non sono consapevoli.”

A. Ellis

L’intervento di consulenza e sostegno psicologico individuale consiste in un percorso breve (solitamente circa dieci colloqui) su specifiche problematiche emotive e/o relazionali che interferiscono momentaneamente con il proprio ben-essere personale, relazionale, familiare, lavorativo e sociale.

Trattandosi di un percorso breve, è utile alla persona che sta vivendo una situazione di vita “particolarmente” critica, circoscritta e ben definita, come ad esempio: dover prendere una decisione importante in tempi ristretti, dover superare una prova altamente prestazionale, ecc.

Di conseguenza, l’obiettivo di questo intervento è quello di evidenziare e potenziare le risorse e competenze proprie della persona in relazione alle varie criticità della vita quotidiana, insistendo sui suoi punti di forza.

Ogni colloquio ha una durata entro 50/60 minuti. La frequenza viene concordata durante la prima visita e nelle successive, sulla base dell’andamento clinico.

Nel corso della consulenza e del sostegno psicologico può capitare che, valutando attentamente la problematica, venga consigliato di intraprendere un percorso di psicoterapia.

Psicoterapia individuale

“Tutti i dolori possono essere sopportati e gestiti se li si può mettere in una storia.”

K. Blixen

La psicoterapia individuale è un trattamento terapeutico indicato quando la persona percepisce delle criticità emotive e/o relazionali che interferiscono “eccessivamente” con il proprio ben-essere personale, relazionale, familiare, lavorativo e sociale.

La persona è coinvolta in un progetto di cura (con obiettivi condivisi) che la condurrà a un processo graduale di maggiore comprensione e consapevolezza di sé, di potenziamento delle proprie risorse e competenze nonché allo sviluppo di nuove abilità per affrontare efficacemente le proprie difficoltà di vita con una prospettiva diversa e più funzionale rispetto alla precedente.

Nel processo terapeutico il cambiamento della persona si determina attraverso la relazione di profonda fiducia ed empatia che si instaura fra paziente e terapeuta, oltre che attraverso vari strumenti metodologici (l’ascolto senza giudizio, il dialogo, il confronto costruttivo, specifiche tecniche terapeutiche, ecc.).

Ogni colloquio ha una durata entro 50/60 minuti. La frequenza viene concordata durante la prima visita e nelle successive, sulla base dell’andamento clinico.

La durata totale dell’intervento dipende da numerose variabili, quali ad esempio: la complessità della problematica manifestata, l’atteggiamento di disponibilità al cambiamento, le proprie finalità e i fattori ambientali facilitanti od ostativi al cambiamento.

EMDR

“Il tuo passato può influenzare il tuo presente, ma non deve necessariamente decidere il tuo futuro.”

F. Shapiro

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing: Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è un approccio terapeutico scoperto per fortuita intuizione nel 1989 dalla psicologa americana Francine Shapiro.

Inizialmente lo scopo era quello di poter trattare efficacemente le situazioni di difficoltà delle persone che manifestavano il disturbo da stress post traumatico (PTSD) conseguentemente all’aver vissuto eventi traumatici “per definizione”, come la guerra e i disastri naturali.

Oggi le numerose ricerche scientifiche e i risultati ottenuti dimostrano che il trattamento EMDR può risultare utile anche in tutte quelle situazioni che non sono traumatiche “per definizione”, ma che rappresentano per la persona delle “esperienze di vita avverse”, tanto da incidere significativamente sui propri vissuti emotivi, comportando serie difficoltà nella qualità di vita.

Il modello teorico dell’EMDR ritiene che le esperienze traumatiche o altamente stressanti, per via dell’impatto emotivo presente al momento dell’esperienza, possano essere memorizzate come ricordi in maniera disfunzionale.

Pertanto, si basa sulla de-sensibilizzazione e ri-elaborazione dei ricordi disturbanti attraverso la stimolazione bilaterale del cervello (utilizzando i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra-sinistra) al fine di facilitare la risoluzione dei condizionamenti emotivi e cognitivi legati a esperienze di vita traumatiche e altamente stressanti passate, recenti o presenti.

La stimolazione bilaterale facilita la produzione di onde elettromagnetiche (le stesse prodotte fisiologicamente durante il sonno) in modo da permettere il trasporto dell’informazione traumatica dalla corteccia prefrontale a quella parietale. Viene così conservata la memoria dell’evento, ma non viene più ri-vissuta l’attivazione allarmante che si verifica quando rimane intrappolata nella corteccia prefrontale.

Dopo il percorso di stimolazione bilaterale si ricorda quindi l’esperienza vissuta, ma, avendo perso la carica emotiva negativa, si sente che oramai fa parte del passato.

In sintesi, il lavoro con l’EMDR permette una maggiore inter-connessione dei due emisferi cerebrali, il recupero dei ricordi disturbanti, un cambiamento a livello neurofisiologico e la rielaborazione funzionale delle suddette esperienze angoscianti legate alla storia di vita della persona, le quali possono essere causa di sintomatologie varie.

Il trattamento EMDR può essere applicato come metodo unico in riferimento a uno specifico evento traumatico, oppure in combinazione alla psicoterapia individuale.

La durata di ogni sessione e la frequenza vengono concordate durante la prima visita e nelle successive, sulla base dell’andamento clinico.

La durata totale dell’intervento dipende da numerose variabili, quali ad esempio: la complessità della problematica manifestata, l’atteggiamento di disponibilità al cambiamento, le proprie finalità e i fattori ambientali facilitanti od ostativi al cambiamento.

Tecniche di rilassamento neurofisiologico

“Rilassati, raccogliti, allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto.”

I. Calvino

Le tecniche di rilassamento neurofisiologico sono utili quando la persona avverte la necessità di imparare a gestire in maniera più funzionale i propri stati emotivi e le eventuali problematiche che ne derivano.

Attraverso la pratica costante di una serie di esercizi specifici, queste tecniche allenano gradualmente la persona a trovare e/o ri-trovare l’equilibrio psico-fisico, ossia quella “bussola esistenziale” che le permette di accogliere la realtà, facendole tollerare gli stati d’animo e le sensazioni fisiche negative e portandola a non identificarsi con esse.

La scienza ci dice infatti che mente e corpo sono strettamente inter-connessi come “unità bio-psichica”, tanto da influenzarsi reciprocamente e in modo continuo: “dalla mente al corpo” e “dal corpo alle mente”.

Il rilassamento neurofisiologico si basa sull’apprendimento graduale delle capacità individuali di “lasciarsi andare” (mente) e di “ascoltare il proprio corpo” (corpo).

Tali capacità, connettendo il “potere della mente” con il “potere del corpo” e viceversa, favoriscono appieno la consapevolezza della relazione tra i propri stati mentali e corporei, portando così la persona a raggiungere un migliore stato di ben-essere psico-fisico generale.

Tra le varie tecniche esistenti, le più tradizionali sono il “Training autogeno” e il “Rilassamento muscolare progressivo di Jacobson”.

La scelta della tecnica più adeguata dipende dalle singole caratteristiche della persona (la modalità di scaricare le tensioni, la condizione medica, ecc.) e viene valutata nel corso della prima visita. Entrambe le tecniche possono essere adatte a ogni età del ciclo di vita.

Le tecniche di rilassamento neurofisiologico possono essere applicate come tecniche uniche in riferimento a una specifica situazione critica, oppure in combinazione alla psicoterapia individuale.

Ogni sessione ha una durata entro 50/60 minuti. La frequenza viene concordata durante la prima visita e nelle successive, sulla base dell’andamento clinico.

La durata totale del trattamento dipende da numerose variabili, quali ad esempio: la complessità della problematica manifestata, l’atteggiamento di disponibilità al cambiamento, le proprie finalità e i fattori ambientali facilitanti od ostativi al cambiamento.